Cosa significa oggi “Essere Digitali”?

To be digital

di Sergio Bellucci

Essere digitali, oggi, significa vivere nel crogiolo dei tempi. L’umano è una “struttura biologica” in divenire. Per millenni e millenni l’evoluzione ha rappresentato un “corpo a corpo” con l’ambiente nel quale l’umano viveva. Questo corpo a corpo ha prodotto una reciproca modifica della nostra specie e dello stesso ambiente “naturale”. Acquisire la consapevolezza che l’umano sia l’unica specie vivente che non si limita a vivere “all’interno” del processo evolutivo ma lo determina costantemente è un passaggio importante. Con la propria incessante attività, infatti, genera non solo la semplice sopravvivenza ma quasi la costruzione di una “finalità” esterna, una “sorta di missione”. Non è mai esistito – probabilmente neanche ai tempi della affermazione dei “sapiens” su altre specie umane – un “uomo” che non modifichi e usi la natura per adattarla ai suoi bisogni. L’essere umano, nudo e crudo, non sopravviverebbe in alcun ambiente naturale, contemporaneo o antico, senza un intervento a modifica dell’ambiente (casa, vestiario, cibo, ecc..).

Dove risiede, allora, la novità?

La novità vera consiste nel fatto che la rivoluzione digitale, a poco a poco, passo dopo passo, mette a disposizione dell’umanità potenzialità di conoscenza e di intervento sulla natura che non erano mai state ipotizzabili per una specie vivente. Non solo, la potenza della rivoluzione digitale allude (e ormai neanche più tanto…) alla possibilità di andare oltre il “semplice” intervento sul “reale” disponibile costruendo sia un “gemello digitale” della realtà materiale, sia la produzione di “mondi” alternativi ove lavorare, giocare, consumare. In altre parole, vivere.

Le domande, allora, sgorgano come l’acqua da una sorgente. E sono domande “nuove”, qualitativamente nuove ed esigono risposte che non si trovano negli scaffali. Almeno non ancora se non in piccole quantità (e spesso anche in scarsa qualità…). Il punto, infatti, è che questo nuovo vive di processi velocissimi e profondissimi. Interviene sulla realtà con potenzialità inaudite e con un susseguirsi di cambiamenti che si fa fatica a mettere a fuoco. Interviene sulla evoluzione delle specie viventi (vegetali, animali e sugli stessi codici viventi dell’umanità). Modifica le forme dello scambio comunicativo, modificando non solo le forme relazionali sociali ma la stessa struttura cognitiva dell’uomo. Il passaggio dalla logica testuale a quella ipertestuale, infatti, significa una specie umana nuova e, questo, lo possiamo misurare ogni giorno con la potenza trasformatrice che le tecnologie digitali hanno sulle nuove generazioni.

Tutto cambia e anche i modelli comunicativi e decisionali delle aziende non possono restare ancorati alle forme del passato. Chi pensa di avere una “nicchia” nella quale continuare a fare le cose come nel passato si troverà con lo tsunami alle porte di casa e, allora, invocherà un aiuto che il mondo esterno non comprenderà e non potrà offrire.

Oggi la produzione si orienta verso un controllo dei dati dei mercati e le decisioni non si effettuano più per “intuizione” del capo azienda o per “tradizione”. Questi due elementi diventano “secondari” rispetto al cosiddetto “data-driven”. Possono rappresentare un valore “aggiuntivo” ma la struttura decisionale spetta alla natura e alla dinamica dei comportamenti umani misurati con algoritmi che estraggono tendenze dai dati prodotti dai consumatori. Fare esempi sarebbe superfluo, il mondo funziona così da anni.

Il nostro paese è, tra i paesi più avanzati, quello che meno ha compreso il passaggio. Il ritardo nella diffusione delle tecnologie digitali, che ha radici in scelte politiche errate degli ultimi 30 anni e sulle quali non è questo il luogo per indagare, segna il vero spread tra l’Italia e i paesi più avanzati.

Ora, però, il nostro paese subirà una iniezione rapida di “innovazione”. L’inoculazione di risorse che spingeranno il sistema, insieme al superamento anagrafico della centralità sociale di una generazione al comando che è ancora pre-digitale, produrrà il salto “quantico”. PNRR e cambio generazionale spingerà il nostro paese al passaggio d’epoca.

Non tutto sarà, però, rose e fiori. Abbiamo bisogno di cambiare molto del nostro modo di essere e di fare e, per questo, abbiamo bisogno di studiare e di “sistematizzare” la conoscenza accumulata sul cambiamento per metterla a frutto e generare un salto “consapevole”. Dobbiamo saper interpretare la nuova fase e rendere il nostro fare “sincrono” con i processi.

Per questo servono “manuali”, libri che costruiscano una sorta di “panorama del possibile” e che lasciano al lettore la possibilità di costruirsi un orizzonte e immaginare come poterlo “attraversare” con le proprie gambe. D’altronde, il territorio digitale, quello costruito sui “bit”, non solo è nuovo, ma si genera proprio sotto i passi che decidiamo di compiere e, quindi, è molto più flessibile e adattabile del “reale” fatto di “atomi”.

In questo nuovo territorio ibrido, in cui reale “atomico” e reale “informatico” si intrecciano e si contaminano costruendo mix sempre in divenire, le regole vengono spesso generate insieme alla comunità di appartenenza, siano costituite da amici, gruppi di interesse o clienti. Addirittura, attraverso la potenza delle tecnologie Blockchain, si vanno affermando forme nuove di organizzazioni denominate DOA (Organizzazioni Autonome Decentrate) che non hanno alcun ponte di comando e affidano il loro funzionamento a delle regole scritte e fissate nella struttura, decentrata e immodificabile, di una Blockchain.

Allo stesso tempo, i maggiori soggetti industriali del mondo informatico hanno iniziato da qualche tempo la corsa verso la realizzazione di Metaversi, ambienti virtuali e/o ibridi all’interno dei quali sviluppare le proprie attività lavorative, relazionali, di intrattenimento. Il salto che si sta predisponendo è l’immersività e siamo alle soglie di un passaggio ancor più profondo di quello che rappresentò l’avvento degli smartphone a metà del primo decennio di questo secolo.

To be Digital, il libro di Angelelli, quindi, è una sorta di “istruzioni per l’uso” di questo nuovo mondo. Ne illustra potenzialità e qualità, indicando una sorta di “svelamento” del presente. Ma non si limita a questo. Il libro, infatti, si avvale dei contributi di personalità che ragionano sull’impatto del passaggio d’epoca in ambiti ove, in genere, i manuali non si avventurano. Accanto alle riflessioni sulla nuova natura del digitale (le nuove forme di comunicazione e vendita, il marketing digitale, le caratteristiche del digitale) il libro si avvale dei contributi sulle forme della leadership, l’impatto del digitale nella democrazia, nella comunicazione istituzionale e sul ruolo delle nuove comunità digitali.

Scorrere i confini del nuovo in questa fase storica è come voler delimitare la forma di una nuvola. La si riconosce sempre come tale ma non la si può descrive nella sua reale forma. Il cambiamento, perenne e istantaneo, ne modifica incessantemente la sagoma e ne cambia la capacità di oscurare il sole o di donare la pioggia. Osservare i cambiamenti che si producono in questi tempi ha un che di analogo: sappiamo più o meno intravvederli ma, quando andiamo ad analizzarli, sono già mutati sotto i nostri occhi.